L'e-democracy è un concetto sia descrittivo che prescrittivo, nella misura in cui in passato sono state proposte soluzioni per rendere i processi democratici più accessibili grazie alle Ict, ampliare la partecipazione dei cittadini nelle fasi di policy making, aumentare la trasparenza, mantenere i governanti più vicini ai governati etc. Tutte le definizioni, pur nella loro diversità, tendono a focalizzarsi sulle potenzialità delle Ict per incrementare il processo democratico – a livello locale, regionale, nazionale e sopranazionale – facendo in modo che le persone interagiscano, deliberino, prendano decisioni e partecipino alle elezioni. E, infatti, sulla base del neologismo che la caratterizza, e-democracy indica proprio l'utilizzo delle Ict all'interno dei processi democratici e il contributo delle nuove tecnologie per l’evoluzione della democrazia.
Per Grönlund (2002; traduzione dell’Autrice) l'e-democracy consiste nell'“utilizzo delle information technologies nei processi democratici”, nell’“uso di internet da parte di governi, partiti politici e gruppi di interesse per produrre informazione, comunicare, fornire servizi o incrementare la partecipazione per generare un dibattito più robusto tra i cittadini”. Kearns (2002; traduzione dell’Autrice) la definisce come “l'utilizzo delle tecnologie di informazione e di comunicazione in supporto dei processi democratici incentrati sui cittadini” mentre la Hansard Society (2003; traduzione dell’Autrice) la associa agli “sforzi per ampliare la partecipazione politica, consentendo ai cittadini di connettersi tra loro e con i propri rappresentanti grazie alle Ict”. Se, come è vero, un prefisso resta un prefisso, Caldow (2004; traduzione dell’Autrice) enfatizza affermando che “mettere una 'e' davanti alla democrazia non indica altro se non gli strumenti delle tecnologie dell'informazione a facilitare, migliorare e in ultima istanza estendere l'esercizio della democrazia”.
Alcuni studiosi sottolineano come l'e-democracy possa risollevare le attività politiche dall'attuale caduta a picco della partecipazione e dell'interesse da parte dei cittadini. L'Ippr (2005; traduzione dell’Autrice) sostiene che “le tecniche di e-democracy sono rilevanti per cercare di bloccare questo declino sia attraverso l'e-voting che attraverso più ampi sforzi per stimolare la e-participation tra le elezioni”. Riprendendo Aristotele – che riteneva che se “libertà ed eguaglianza devono esser parte della democrazia, esse si raggiungeranno più facilmente quando tutte le persone parteciperanno in massima misura nel governo”– Soctim et al. (2004; traduzione dell’Autrice) ricordano come “il governo locale guadagni quando la comunità che serve è attiva e impegnata nel processo democratico”. E Internet è proprio ciò che ci può “liberare dalle gerarchie sociali e dalle relazioni di potere che esistono offline” (Witschge, 2002; traduzione dell’Autrice), sostenendo una più libera e intensa partecipazione da parte dei cittadini. A tal proposito Howland (2002; traduzione dell’Autrice) cita il rapporto Demos 2004, che studia il ruolo delle Ict nel rafforzare il rapporto tra i giovani e i processi democratici, evidenziando che “la ricerca ha trovato che esistono caratteristiche delle nuove ed emergenti tecnologie che le rendono particolarmente rilevanti per questa agenda”.
Nonostante le differenze, le definizioni di e-democracy hanno per oggetto l'interazione tra le nuove tecnologie e la democrazia. Timisi (2004; traduzione dell’Autrice) ben evidenza il tema centrale, sostenendo “l'idea che la tecnologia ha un potenziale che ci mostra la strada per una potente e diretta democrazia basata sulla partecipazione della cittadinanza”. E, addirittura, “i recenti sviluppi nelle Ict sono da vedere come le centrali trasformazioni nel modo in cui diamo senso al nostro mondo sociale e politico... e, come risultato, la maniera di percepire la democrazia” (Bryant et al., 1998; traduzione dell’Autrice).
Tuttavia, c'è anche chi frena i facili entusiasmi: Binber (2003; traduzione dell’Autrice) raggela affermando che “gli americani, nel loro complesso, non crescono più con il coinvolgimento per il loro sistema politico proprio a causa delle nuove tecnologie”. Mantenendo un approccio critico, ma senza essere così radicali, altri autori sottolineano come oggi l'accesso alle nuove tecnologie, benché cresciuto, sia tutt'altro che universale, ed è quindi necessario non solo essere consapevoli ma anche rimediare al gap tra “chi è dotato di e-access e chi no” (Street, 2001; traduzione dell’Autrice).
Secondo Trechsel et al. (2004) l’e-democracy consiste in tutti gli strumenti di comunicazione che supportano il cittadino (enable/empower) nei suoi sforzi per rendere i politici attenti alle proprie azioni nell’arena pubblica.
Approfondendo gli aspetti di democrazia che sono promossi, l’e-democracy può utilizzare diverse tecniche per incrementare la trasparenza del processo politico, aumentare il coinvolgimento diretto e la partecipazione dei cittadini e migliorare la qualità della creazione di opinione aprendo nuovi spazi per l’informazione e la deliberazione.
Similmente, Tuzzi et al. (2007: 33-34) categorizzano l’e-democracy in tre livelli, basati sul grado di coinvolgimento del cittadino: il livello dell’informazione, che consiste nell’accesso per i cittadini all’informazione rilevante, in particolare attraverso siti web e motori di ricerca; il livello consultativo, che contiene più interattività, in quanto i governi e i cittadini possono usare forum online o piattaforme web per discutere pubblicamente tematiche politiche; il livello della partecipazione attiva, che enfatizza la partecipazione pubblica al processo di policy making.